The Pod

E’ il caso del padiglione polifunzionale PJCC progettato dallo studio italiano Nicoletti Associati con lo studio Hijjas Kasturi Associates. Situato a Petaling Jaya, a 15 minuti dal centro di Kuala Lumpur, il padiglione è stato da subito soprannominato:“The pod”, ovvero “ il baccello”, ma anche “capriccio finale”, “croissant”, “la cipolla” e “l’edificio a goccia d’acqua”, la gente del posto lo chiama la “lumaca” (snail in malese).
Da un punto di vista distributivo il progetto si sviluppa su una superficie di 750 metri quadrati, destinati in parte agli uffici amministrativi della società ed in parte ad uno spazio espositivo in cui è allestito una sorta di urban center metropolitano della parte ovest della città, di cui la PJCC vuole favorire l’espansione. Nel complesso l’oggetto architettonico è il risultato dell’addizione di sezioni ellittiche a larghezza e altezza variabile incernierate tra loro, il cui slittamento produce spazi simili a strati di conchiglie incastrate l’una con l’altra. Nel gioco delle altezze si risolvono le bucature, moderni shed che rivestono come spicchi d’arancia tutta la superficie emergente, oppure, semplici tamponature delle sezioni terminali.
La struttura dell’edificio è costituita da una serie di travi in acciaio di tipo Vierendeel e dallo sviluppo ellittico variabile con un’altezza compresa tra i 4 e gli 8 metri.

Questi elementi sono giunti in cantiere in più conci, sono costituiti interamente da profili tubolari metallici a sezione circolare e sono stati assemblati con connessioni saldate a manicotto. La distribuzione planimetrica leggeremente traslata delle strutture principali, ha determinato la creazione di superfici verticali che in alcuni casi accolgono porzioni interamente vetrate; nelle altre situazioni, i profili di barracatura che collegano le diverse arcate sovrapposte, consentono il fissaggio del tamponamento. In copertura e in parete, profili presso piegati in acciaio, sono il supporto della lamiera grecata calandrata, dell’isolamento termico e dei pannelli in alluminio riflettente che cambiano tonalità cromatica al variare delle condizioni luminose.
Il solido è appoggiato per circa un terzo della sua lunghezza su uno specchio d’acqua, mentre la restante parte del baccello appoggia su una superficie trattata a verde, un parco delle sculture, che costituisce parte del processo di rinaturazione antropica di un paesaggio ad alta densità abitativa. All’interno la spazialità richiama l’antro di una caverna, mimando le rugosità della pancia di una balena. Sarebbe piaciuto molto agli utopisti Archigram, e, per la sua vocazione naturale a costituire uno spazio scenografico, sarebbe potuto essere un luogo fantastico per sperimentare novelle macchine teatrali dei fratelli Bibbiena.