Padiglione Kuwait
Il Padiglione del Kuwait accoglie i visitatori con un ingresso caratterizzato da strutture ispirate alle vele della tradizionale imbarcazione “dhow”, in uso nel Golfo Arabico per la raccolta delle perle. In circa 3.000 mq di superficie, il sito si sviluppa in tre sezioni distinte: all’ingresso un ambiente dal forte impatto visivo circonda i visitatori con proiezioni a 360° e giochi di specchi, ricreando l’atmosfera dei paesaggi kuwaitiani; la seconda parte del padiglione propone un percorso differenziato per adulti e bambini alla scoperta del territorio locale e della sua natura; il “viaggio” infine si conclude in un ampio spazio dedicato alla ristorazione, circondato da colture idroponiche (pomodori, fragole, insalate) e arricchito da prodotti tipici dei Souk arabi, consentendo agli ospiti di rilassarsi e gustare i sapori della cucina tradizionale.
Credit:
- COMMITTENTE E GENERAL CONTRACTOR: Nussli Italia srl
- CONCEPT DESIGN: Studio Italo Rota
- PROGETTO ESECUTIVO ARCHITETTONICO, STRUTTURALE E IMPIANTISTICO: Progetto CMR Engineering Integrated Services srl
- PROGETTO TENSOSTRUTTURE: Maffeis Engineering spa
- COSTRUTTORE METALLICO: Lanaro srl
- IMMAGINI: Progetto CMR, Lorenzo De Simone - Fondazione Promozione Acciaio, NUSSLI - Nicolas Tarantino
L’edificio è stato realizzato interamente in carpenteria metallica ed è suddivisibile in corpi distinti. All’ingresso, un intreccio di tubolari in acciaio 323x7mm con estremità coniche sostiene le vele tesate e introduce al volume realizzato attraverso una tensostruttura costituita da una grande trave reticolare in acciaio e telai che riducono progressivamente le proprie dimensioni. La semisfera, anch’essa in acciaio, è l’elemento di transizione tra una complessità di profili e una porzione più semplice, caratterizzata da una ripetizione seriale di telai senza quest’ultimi sono realizzati con colonne HEB 300 alle quali sono fissate le travi di copertura HEB 400 stabilizzate da profili IPE 240 e tiranti in barre tonde da 20 mm. Le travi dei piani intermedi sono in profili laminati a caldo con sezioni ad “H” ed “I” mentre i profili delle passerelle sono di tipo UPN. I solai sono di svariate tipologie: all’ingresso e in corrispondenza dei locali tecnici, dati i carichi elevati dei macchinari e delle tematizzazioni, sono state impiegate lastre con getto di completamento appoggiate sui profili metallici, le scale e le passerelle sono realizzate in legno mentre la copertura è costituita da lamiere grecate in acciaio.
L’avventura del padiglione del Kuwait, chiusi i battenti di Expo, ha inizio nel lontano 2016 quando il Sindaco di Val Brembilla, comune bergamasco di circa 5.000 abitanti, acquista la struttura in carpenteria metallica per farne il nuovo polo comunale e centro di aggregazione della Valle. Val Brembilla è famosa per il suo forte tessuto imprenditoriale attivo a livello mondiale con un indotto che muove oltre 350 milioni di euro di fatturato annuo e la ricostruzione in loco del padiglione ex Expo vuole essere portavoce di questa eccellenza, un luogo polifunzionale dove valorizzare le produzioni locali, simbolo comunicativo dell’identità e del lavoro.
Seguendo questo paradigma, il Comune di Val Brembilla ha puntato sul padiglione del Kuwait, cogliendo le opportunità di un’opera realizzata in acciaio a vantaggio della collettività e del territorio, facendosi così ambasciatore di una nuova visione in un territorio dalla forte connotazione conservativa ma orientato, contemporaneamente, alla globalità ed all’innovazione. “Avevamo l’opportunità di portare qui anche altri padiglioni ma quello del Kuwait è perfetto per noi: è una struttura moderna, in vetro e acciaio, con cultura idroponica sulle superfici vetrate che richiama la natura. Val Brembilla è tecnologia immersa nella natura: un concetto che vogliamo ribadire con questa installazione che, data la propensione delle nostre aziende all’esportazione e richiamando apertamente a Expo, rappresenterà anche la nostra apertura al mondo” – spiega il Sindaco Damiano Zambelli.
La nuova destinazione d’uso dell’edificio è una chiara testimonianza dell’assunto “Ridurre, riciclare, riusare“: l’opera, grazie alla sua realizzazione in acciaio, è stata smontata e rimontata in loco, adattandosi alle nuove esigenze, garantendo la sicurezza sismica e l’ottimizzazione delle risorse energetiche.