Ex Cartiera Lefevbre
L’ex cartiera Lefebvre di Isola del Liri (Frosinone) è stata trasformata in Museo della Civiltà della Carta e delle Telecomunicazioni: un progetto che porta in primo piano e valorizza una tradizione locale, legata alla storia del luogo e alle sue risorse.
Credit:
- COMMITTENTE: Comune di Isola del Liri (FR)
- PROGETTISTA ARCHITETTONICO: MCM (M. Morganti, G. Cautilli, R. Morganti)
- PROGETTISTA STRUTTURALE: MCM (M. Morganti, G. Cautilli, R. Morganti)
- Vesuviana carpenterie:
- IMMAGINI: Le fotografie sono state fornite dallo studio MCM e sono state scattate da Renato Morganti
Già nel 1812, infatti, venne soppresso un antico convento, per costruire al suo posto una “manifattura di carta”. L’insediamento, estesosi poi anche oltre l’originario convento, negli anni Trenta è entrato nelle proprietà di Carlo Lefebvre ad ha continuato a funzionare fino al 1913. Dopo un periodo di abbandono e sottoutilizzazione, la cartiera è stata recuperata e rifunzionalizzata.
L’edificio, che si sviluppa su due livelli, è costituito da un piano basamentale sostenuto da pilastri e volte, e da un secondo piano in cui due grandi ambienti sono separati da un corridoio. Davvero suggestiva la soluzione adottata per questo livello che, privo di copertura, porta in primo piano una successione di arcate che alludono chiaramente alle rovine classiche.
Altrettanto affascinante l’inserimento dell’edificio nel contesto naturale che lo circonda: ripide pendici e cascate sembrano fargli da sostegno, mentre un ponte in acciaio (che un tempo univa la stazione con uno stabilimento a breve distanza) completa una cornice in cui naturale ed artificiale sono in perfetta armonia. Intervenire in un contesto così particolarmente connotato non era facile, per cui si è partiti proprio dai condizionamenti imposti dalle preesistenze naturali e costruite.
Proprio la difficoltà di accesso ha dettato la scelta di un ponte in acciaio, che dall’alto entra nelle rovine, portando il visitatore a diretto contatto con i ruderi e con le cascate. A formare il ponte, di 54 metri di lunghezza 58 tonnellate di peso, è una grande trave reticolare che poggia su una fondazione in calcestruzzo armato e su un pilastro, anch’esso in acciaio, inserito fra le strutture dell’edificio. Il tutto assemblato in loco dovuto alla difficile accessibilità del luogo. Il risultato è, in ogni caso, di estrema “leggerezza”: il nuovo inserimento non ha alterato le rovine, né rotto l’equilibrio con il paesaggio circostante. Questa scelta è confermata anche dalla decisione di non ricostruire i tetti, limitandosi a consolidare e stuccare le murature. In particolare, è stato soprattutto l’uso del vetro e dell’acciaio, che ha permesso di non nascondere anzi, di enfatizzare, il rapporto tra vecchio e nuovo.