Centro Direzionale Trafilerie Mazzoleni
Una sequela di telai di acciaio, con una essenziale tamponatura a secco, ridisegnano sul sedime ex-industriale, il nuovo centro direzionale delle Trafilerie Mazzoleni, produttrici da più di un secolo di fili d’acciaio e prodotti metallurgici. La storica azienda bergamasca, protagonista di una lunga tradizione industriale dalla solida reputazione internazionale, coglie l’occasione della rigenerazione dell’intero comparto urbano per abbattere la lunga cortina muraria, prospiciente il Gewiss Stadium, e sperimentare una relazione con la città sin qui inesistente.
Credit:
- Committente: Mazzoleni Trafilerie Bergamasche spa
- Progetto, DL e coordinamento sicurezza: Remo Capitanio – Studio Capitanio Architetti
- Collaboratrici al progetto architettonico: Martina Brambati, Elif Parmaksiz, Greta Cortinovis
- Progetto strutturale: Sergio Myallonier – Myallonier Ingegneria srl
- Progetto impiantistico: Enrico Zambonelli – MCZ Ingegneria srl
- Impresa: Impresa Colosio srl
- Costruttore metallico: F.lli Gelmini srl
- Elementi di facciata: Magnetti Building spa
- Fotografie: Stefano Tacchinardi
Il progetto – affidato al segno architettonico sobrio – si basa su una tecnica costruttiva a secco, veloce, priva di ponteggi, che adotta un sistema di industrializzazione capace di trasformare l’intero manufatto in soli otto mesi di cantiere, lavorando simultaneamente, e in maniera indipendente, sull’involucro esterno e sulla scansione interna dell’edificio. Il cantiere poco invasivo dichiara l’intenzione dell’azienda di aprire un dialogo con la città, reso manifesto dall’arretramento dell’edificio dal fronte strada per realizzare uno spazio pubblico che migliora l’accessibilità allo stadio e favorisce l’aggregazione tra i tifosi, offrendo, a ridosso della facciata, un breve riparo attraverso l’aggetto del profilo di metà frontone.
Un dettaglio funzionale, quello della doppia pelle in lamiera microforata bronzea, che esprime una valenza estetica, con il delicato mutevole gioco di ombre sulla facciata trasparente, che catalizza con il suo ordine gigante l’attenzione dei passanti, rendendo più intima la relazione con il luogo grazie a una grande facciata continua in testa all’edificio. La sovrastante massa volumica dello stadio è quindi addomesticata dalla leggerezza del segno e dalla semplicità delle forme del Centro Direzionale, che evoca i fili di acciaio al centro della produzione dell’azienda, e richiama all’essenzialità degli elementi della geometria euclidea.
Anche le planimetrie delle superfici interne offrono riferimenti alla geometria del piano con due livelli rettangolari sovrapposti, di 500 mq ciascuno, interrotti da spazi di connessione a doppia altezza, uno dei quali dominato dal verde acido della rampa di scale che conduce al livello superiore. Questo tocco di colore, insieme alla parete di fondo violetta, dinamizza lo spazio sequenziale scandito costantemente dai portali in acciaio opaco bianco, dall’orditura delle facciate a passo costante di 1 m e dal soffitto a piccoli cassettoni d’acciaio prefabbricati. I due corpi longitudinali in sequenza inglobano persino i pluviali e le gronde, intervallati solo da una campata di servizio, strutturalmente indipendente, con un solaio su spazi aperti per l’alloggiamento delle macchine impiantistiche.
Lo stesso espediente, usato all’interno, viene riproposto sulle facciate, dove le borchie poste sui pannelli prefabbricati contrastano con la loro matericità la monotonia del volume estruso, alternandosi a serramenti a tutta altezza con doppi vetri riflettenti e telai bruniti. L’involucro tecnologico denuncia la tecnica costruttiva struttura-rivestimento con placcaggi in gesso-fibra e isolamento in lana di vetro per le pareti interne, che collaborano al comfort termico con i 180 mm di EPS dei pannelli esterni, mentre l’assorbimento acustico negli open space viene garantito dall’isolamento in lana di roccia del controsoffitto in lamiera metallica microforata.
La struttura, a sua volta, disegna lo spazio interno tramite i portali con colonne IPE 300 a passo 5 m, profili sottili per la copertura cassettonata, coadiuvati da un tirante orizzontale e solai in lamiera grecata con getto collaborante poggiato su travi IPE 240 con interasse ridotto (1,5 m), lasciando però tutte le unioni saldate e bullonate a vista, mostrando piastre a Y accuratamente disegnate. Il risultato complessivo è quello di un’architettura che si gioca sul progetto meticoloso dei suoi elementi caratteristici e nei suoi dettagli, ingannando – e affascinando – l’astante con la sua semplice, ma non banale, essenzialità.