Ampliamento Orto Botanico di Padova
L’ampliamento del più antico orto botanico del mondo è stato realizzato a Padova e porta la firma dello studio di architettura VS Associati. La nuova serra in acciaio e vetro ha dovuto confrontarsi con l’importante contesto architettonico circostante: la basilica di Sant’Antonio da Padova a nord e Santa Giustina a sud.
Credit:
- COMMITTENTE: Università degli Studi di Padova
- PROGETTO ARCHITETTONICO: VS Associati – Giorgio Strapazzon
- COORDINAMENTO AL PROGETTO: VS Associati – Fabrizio Volpato
- TEAM DI PROGETTO: Simoncello Associati, Sint Ingegneria, Stanton Williams, Andrea Spoldi
- GENERAL CONTRACTOR: Carron spa
- COSTRUTTORE METALLICO: LMV spa
- IMMAGINI: Università degli Studi di Padova, VS Associati
Il rispetto di questi due monumenti di grande pregio è diventato il punto cardine del progetto. L’utilizzo del vetro in combinazione con l’acciaio ha permesso di alleggerire visivamente l’impatto complessivo dell’intervento, consentendo di integrare il nuovo ampliamento con l’edificio preesistente nel completo rispetto dei tempi e del budget previsti per l’operazione. Il progetto ha mantenuto inoltre il vuoto urbano lasciato dagli orti benedettini per creare unità visiva anche con Prato della Valle, collocato a ovest. L’ampliamento in acciaio si presenta come un volume di pianta rettangolare con una copertura inclinata, caratterizzato da grandi vetrate nascoste da una fitta vegetazione.
Il nuovo edificio, soprannominato “Giardino delle Meraviglie” fin dalla sua costruzione, è formato da cinque nuove serre dislocate su un solo piano lungo 100 metri e alto 18, suddiviso in aree parallele tra loro che accolgono le regioni climatiche del nostro pianeta. Le strutture in elevazione in acciaio sono costituite da colonne HEA 280 alle quali si agganciano travi HEA 140. Su queste ultime si innestano i moduli di facciata con giunzioni di tipo bullonato. Sui prospetti, grazie all’utilizzo di un innovativo sistema di fissaggio delle lastre, non sono previsti né profili esterni né forature passanti. Il ricorso alla tecnologia ha consentito di ottenere visivamente un piano in vetro perfettamente complanare lungo tutti i 100 metri di lunghezza, sorretto solo da apposite staffe in acciaio zincato. La copertura è formata da travi reticolari ottenute in tubolari circolari di diametro 219,1 mm e profili ad L saldati ad essi. È inoltre costituita da cuscini in ETFE intervallati da moduli apribili in vetro stratificato fotovoltaico. È innegabile che l’edificio sia un polo espositivo high-tech sia dal punto di vista costruttivo, grazie alla coesistenza di acciaio e vetro, che per lo sfruttamento delle risorse rinnovabili: il complesso, per le tecnologie dei materiali impiegati e gli impianti installati, è infatti energeticamente autosufficiente. La pelle dell’edificio si comporta inoltre come una foglia d’albero: il rivestimento fotocatalitico delle superfici opache interne ed esterne trasforma le sostanze nocive consentendo un abbattimento dell’inquinamento atmosferico di circa 200 mc/mq al giorno. Anche l’acqua riveste un ruolo fondamentale per ridurre il più possibile l’impatto ambientale. Quella piovana viene recuperata in una vasca di 450 mc, mentre quella proveniente da un pozzo artesiano a 24° C permette di mantenere un adeguato livello di umidità nelle serre.