Lamia Santolina

L’intervento, se da un punto di vista estetico guarda alla tradizione, dal punto di vista costruttivo guarda al futuro, prendendo in grande considerazione le problematiche ambientali dei nostri giorni mediante l’utilizzo di materiali naturali e rinnovabili come la calce/canapa.

L’edificio ha una forma semplice, esattamente come una tradizionale lamia; la base rettangolare nell’innalzarsi si va restringendo, formando murature perimetrali aventi sezione trapezoidale con angoli arrotondati come le costruzioni realizzate a mano dai contadini di un tempo.

Due piccole aperture quasi casuali si schiudono verso il lato Ovest, mentre ad Est l’edificio si apre con una grande vetrata con l’intento di raccogliere quanta più̀ luce naturale possibile godendo, al contempo, della vista della campagna circostante con i suoi ulivi. La vetrata è stata posizionata in modo che i raggi del sole non possano entrare direttamente all’interno al fine di usufruire della luce naturale evitando fenomeni di surriscaldamento grazie ad una copertura dimensionata con appositi software di calcolo del soleggiamento.

Per la struttura portante è stato scelto di utilizzare l’acciaio, materiale leggero e con minor impatto ambientale rispetto al cemento armato, in quanto proveniente dal riciclo, mediante l’utilizzo di elementi modulari con montaggio a secco totalmente inglobati nella struttura. Tale sistema oltre ai tipici vantaggi delle costruzioni a secco, quindi sostenibilità certificata, facilità di montaggio, un cantiere estremamente veloce e pulito, sicurezza sismica, ha reso possibile una grande flessibilità e conseguente aderenza al progetto architettonico.

L’utilizzo dell’acciaio ha inoltre permesso – grazie ai suoi profili a sezione ridotta e quindi alla minor quantità di spazio occupato dalle strutture all’interno dei muri perimetrali e del solaio – di utilizzare più impasto di calce e canapa rispetto a quanto se ne sarebbe potuto utilizzare con strutture in cemento o legno, massimizzando quindi le capacità coibentanti delle tamponature esterne.

Per la copertura si è deciso di utilizzare l’antica tecnica del “solaio incannucciato”, realizzato con canne coltivate, raccolte, tagliate e trattate a km 0 da artigiani locali. Sulle stuoie di canne, appoggiate sui travetti della struttura portante in acciaio, poggia la mistura di calce e canapa che fornisce il massimo isolamento termico alla copertura.

Sulla copertura è stato infine posato un impianto fotovoltaico per la produzione di 4,5kWp ad utilizzo anche dell’abitazione che insiste nello stesso lotto e predisposto un sistema di recupero e riutilizzo delle acque meteoriche.

Cantiere & Disegni: