Uffici Via Zumbini
Nella periferia sud di Milano, all’angolo tra Via Venosta e Via Zumbini, un lotto di 1.350 mq ospita due corpi di fabbrica che si affacciano su una corte interna: il più grande (Blocco “A”) è il risultato della trasformazione di un edificio industriale degli anni ‘30, mentre il più piccolo (Blocco “B”) è un nuovo edificio costruito su pilotis in seguito alla demolizione di alcuni manufatti accessori.
Credit:
- COMMITTENTE: Immobiliare del Nord spa
- PROGETTISTA ARCHITETTONICO: BINOCLE / Lorenzo Bini
- Consulenza architettonica: Gennaro Postiglione
- Collaboratori: Claudia Brunelli, Valentina Cocco, Michela Fancello
- PROGETTISTA STRUTTURALE: Atelier LC / Marco Clozza
- COSTRUTTORE METALLICO: Cometal spa
- IMMAGINI: Le fotografie del finito sono state scattate da Giovanna Silva
Il complesso ospita 17 uffici con metrature comprese tra 100 e 150 mq, pensati per poter accogliere professionisti in cerca di un contratto di locazione.
Il Blocco A, conserva molto della propria conformazione originale, nella quale ogni piano si presentava come un unico grande ambiente a pianta libera. La valutazione della sicurezza effettuata sulle strutture esistenti, ha imposto un intervento di adeguamento dei solai costituiti da travi principali in c.a. da 12m di luce e poste a un interasse di 4,45m e travetti secondari in legno su cui era stato posato un semplice assito. Determinato l’incremento di carico conseguente al cambio di destinazione d’uso, l’ipotesi progettuale meno onerosa ha previsto l’inserimento di profili metallici in grado di dimezzare la luce degli elementi lignei. A tale scopo sono stati creati dei bilancini che sostengono le travi rompitratta costituite da profili tipo IPE A, ovvero IPE alleggerite. Attraverso la quasi totale demolizione della fascia che ospitava alcuni piccoli locali di servizio, uno dei due lati lunghi dell’edificio è stato liberato permettendo ai nuovi ambienti di beneficiare di una doppia esposizione. Per garantire a tutti gli uffici un accesso indipendente, ma soprattutto per definire uno spazio che non fosse solo di passaggio besì di sosta e interazione tra i nuovi occupanti e i rispettivi visitatori, nella corte interna è stato realizzato un nuovo ballatoio. Costituito da montanti in profili tubolari 250x100x5 in acciaio collegati con elementi di piano 200x100x4 e vincolati alle corree perimetrali mediante l’uso di piastre e ancoranti chimici, il ballatoio sostiene anche la nuova scala; leggermente staccata da esso, è sorretta da mensole saldate ai montanti alle diverse quote; due cosciali in profili metallici pressopiegati a C 400x100x5, consentono il fissaggio in spessore delle pedate e dei pianerottoli realizzati con pannelli grigliati; i parapetti alternano telai con reti e lamiere forate. La facciata verso il cortile presenta un sistema di cornici e reti metalliche a semplice torsione che oltre ad essere elementi di protezione, sono state pensate come supporto per la crescita e lo sviluppo di rampicanti. In pochi anni la facciata sarà infatti completamente colonizzata da dodici Ampelopsis quinquefolia, comunemente detta Vite americana. L’acciaio è dunque il materiale principe dell’intervento: è stato impiegato nelle sue diverse forme e anche il cappotto termico del fabbricato esistente è stato realizzato con pannelli sandwich. All’ultimo piano, nuove travi reticolari che richiamano la celebre Polonceau-Traeger ad un contrafisso, sono state private dei due elementi diagonali interni. La forma pentagonale particolare e un’altezza al colmo più che sufficiente, hanno consentito di ricavare piacevoli ambienti all’estradosso dei correnti inferiori tesi. Progettate in modo tale da sostenere sia la copertura che i nuovi soppalchi e le relative scale di collegamento, sono state realizzate esclusivamente con l’impiego di profili tubolari a sezione rettangolare e giunti flangiati. I vincoli principali sono schematizzati come cerniere da un lato e carrelli dall’altro: piastre con fori asolati evitano la trasmissione di forze orizzontali dalla correa ai pilastri esistenti realizzati con blocchi pieni di laterizio. Il piano di calpestio è costituito da lamiere grecate su cui poggiano pannelli osb e a cui è stato incollato il parquet industriale in rovere. La copertura è tamponata con pannelli metallici microforati coibentati con lana minerale, relativa sovrastruttura di isolamento termico e manto in lamiera preverniciata.
Il Blocco B, collocato sul lato opposto del cortile di fronte al blocco A ospita 2 unità di 90 mq, ciascuna dotata di un soppalco di 30 mq. Per consentire la realizzazione di 14 posti auto in superficie, e per garantire una maggiore illuminazione agli ambienti interni, l’edificio è stato sopraelevato su pilastri metallici; l’accessibilità è garantita da scale e ballatoi esterni collocati tra l’edificio ed il muro perimetrale di confine. La facciata principale è caratterizzata da aperture a doppia altezza posizionate in modo apparentemente casuale all’interno di una maglia regolare definita dalla modularità dei pannelli sandwich. Sul lato opposto, nonostante l’edificio sia collocato a ridosso di un muro cieco, ciascuno dei due uffici presenta serramenti che si affacciano sui ballatoi d’ingresso; tale scelta, unita all’introduzione di quattro lucernari posti in copertura, garantisce ambienti luminosi e dal soddisfacente riscontro d’aria. La struttura metallica è costituita principalmente da profili tipo IPE e HEA ad eccezione degli elementi in vista per cui sono state scelti tubolari in acciaio a sezione rettangolare. In generale i progettisti hanno privilegiato l’impiego della tecnologia stratificata a secco: soluzioni economiche e materiali leggeri hanno consentito un montaggio rapido, garantendo standard efficienti. Solaio, pareti perimetrali e copertura sono costituiti da pannelli sandwich, prodotti industriali che oltre a garantire buone capacità portanti offrono le prestazioni termiche proprie del materiale con cui sono fabbricati; le partizioni e le contropareti perimetrali sono in gesso rivestito e i controsoffitti modulari e ispezionabili. Pur non negando il carattere fortemente urbano del contesto, il verde è stato considerato come elemento centrale e quasi predominante. Oltre alla facciata vegetale caratterizzata dalle variazioni cromatiche stagionali, la copertura piana del Blocco B è protetta da un tappeto di piccoli arbusti intensivi che contribuiscono ad attenuare l’impatto dell’irraggiamento diminuendo il surriscaldamento estivo interno. A fianco dell’organizzazione dello spazio, l’utilizzo dei materiali ha assunto un significato determinante per lo sviluppo e per l’esito del progetto. La natura profondamente diversa dei due edifici che convivono nel progetto, ha suggerito un utilizzo omogeneo piuttosto che distinto. Il vecchio e il nuovo sono infatti parte della stessa famiglia: proprio per questo presentano gli stessi materiali e mostrano soluzioni costruttive molto simili che dichiarano esplicitamente ciò che è stato aggiunto rispetto a quanto era già presente. Così facendo l’esistente non viene negato, o cancellato, ma al contrario enfatizzato e sottolineato, riconquistando la dignità che merita nello spirito di un progetto di riuso.