Ristrutturazione Edificio Brin69
Con i cambiamenti economici degli ultimi decenni, che hanno comportato lo spostamento di interi settori produttivi all’estero, se non addirittura la loro dismissione, si sta assistendo a fenomeni di abbandono delle zone industriali e di riassetto degli attuali sistemi urbani. In questo contesto si colloca l’intervento di recupero dell’ex capannone Brin nella periferia orientale di Napoli.
Credit:
- COMMITTENTE: Aedifica srl
- ASSET MANAGEMENT: Cittamoderna srl
- PROGETTO ARCHITETTONICO: Vulcanica Studio Associato di Architettura (Marina Borrelli, Eduardo Borrelli, Aldo di Chio)
- PROGETTO STRUTTURALE: Interprogetti srl, Ing. G. Martuscelli
- PROGETTO IMPIANTI: Michael Bruno s.r.l. LLC, Ing. E. Lanzillo
- IMPRESA: ATI ingg. Loy Donà e Brancaccio – LDB spa - Cittamoderna Project srl – Sigeco srl – Credendino Costruzioni spa – Iter Gestioni e Appalti spa
- IMMAGINI: Paolo De Stefano, Vulcanica
Il progetto, sviluppato dallo studio Vulcanica Architettura, dimostra come sia possibile far emergere le trasformazioni in atto nel territorio, facendole diventare occasioni di riscatto per l’economia e la città.
L’edificio Brin 69 è lungo 250 m e largo 40; con un’altezza massima di 22 metri, l’intervento ha realizzato, all’interno del contesto urbano partenopeo, un volume di 110.000 mc e una superficie di 27.000 mq. A questi si aggiungono 15.000 mq di parcheggi e sistemazioni esterne.
L’ex capannone, dopo l’operazione di recupero, presenta ora quattro differenti livelli. Il piano terra è dedicato alle attività commerciali, mentre nei restanti tre piani trovano posto uffici (collocati alle quote di 8 e 11,5 m) e spazi dedicati al terziario.
Al primo piano si sviluppa anche la galleria aperta che, con il suo giardino pensile, è attraversata da una serie di ponti sospesi in acciaio che mettono in comunicazione gli spazi superiori.
I volumi dell’ex complesso industriale, rivestiti quasi esclusivamente con superfici vetrate, consentono di ammirare la parte storica della città di Napoli e il suo golfo. Solo alcuni volumi sono stati lasciati ciechi per limitare, volutamente, la visuale su alcuni edifici industriali dismessi.
La struttura portante originaria in acciaio, con i pilastri reticolari e le stupende capriate di copertura, è stata recuperata, verniciata per donarle nuova vita e adeguata ai recenti requisiti antincendio. A quello preesistente è stato poi affiancato un ulteriore sistema strutturale, composto anch’esso da elementi in acciaio, in modo da consentire l’adeguamento sismico e il soddisfacimento statico delle esigenze derivanti dai nuovi volumi edificati.
Il sistema di copertura, in pannelli metallici poggianti su lamiere grecate trapezoidali in acciaio, trasmette ulteriore leggerezza al complesso. Le pareti di tamponamento, quando non in vetro, sono costituite da sistemi stratificati a secco, con rivestimenti in lamiera metallica o pannelli in rete stirata in alluminio e acciaio inox, che consentono di variare il rapporto visuale tra interno ed esterno dell’ex fabbrica.
Il cuore dell’intervento di recupero, inoltre, è costituito dalla galleria centrale a cielo aperto del primo piano. In essa si trova un vero e proprio giardino pensile di quasi 1.000 mq, in cui un sistema di vasche d’acqua, alberi ad alto fusto, luce e ventilazione naturali, portano, nel vero senso della parola, la natura all’interno dell’edificio. Gli stessi uffici, in questo modo, ricevono luce anche dagli spazi interni, modificando il rapporto che normalmente si ha tra ambiente costruito e non.
Gli alberi, quali ad esempio aceri, tigli e canfore, contribuiscono, con la loro presenza, a disinquinare l’ambiente deturpato dagli stabilimenti industriali del passato.
La leggerezza garantita dall’impiego di un sistema strutturale in acciaio, che permette il pieno ingresso di aria e luce all’interno dell’ex capannone, insieme ad un uso integrato di acqua e vegetazione, consente di esprimere, in modo nuovo, antichi concetti di sostenibilità ambientale per l’architettura postindustriale.