Ospedale di Mestre

Materiali, sistemi costruttivi, cura dei dettagli rendono questo complesso una realizzazione esemplare nel campo dell’edilizia ospedaliera, coniugando la valenza estetica ad un’evidente sensibilità verso il rispetto dell’ambiente. Il progetto vanta, non a caso, uno dei nomi più rappresentativi in materia di bio-architettura. A firmarlo, insieme allo studio Altieri di Thiene (Vicenza), è infatti Emilio Ambasz, l’architetto argentino, “profeta” dell’architettura intesa come “green over gray”. I grandi terrazzamenti, le ampie vetrate e gli spazi con grandi luci, elementi essenziali della sua filosofia progettuale, si ritrovano nell’ospedale di Mestre, per restituire al paesaggio il verde sottratto con la costruzione degli edifici. L’edificio, costato 220 milioni di euro, si sviluppa al centro di un grande lotto di 260.000 mq, in una zona facilmente raggiungibile perché non molto distante dalla tangenziale e alle spalle del centro cittadino. La sua composizione, giocata su accostamenti solo apparentemente contrastanti, di forme, materiali e colori, restituisce un’immagine di grande armonia e dinamicità. Osservato da un lato, l’edificio somiglia ad una grande serra; dall’altro ha invece tutto l’aspetto di una collina, grazie ai terrazzamenti fittamente piantumati. Due gli elementi principali che lo compongono: un corpo dallo sviluppo orizzontale, che presenta due livelli fuori terra più un piano interrato e fa da basamento a quello superiore; e quest’ultimo, che si eleva per sei piani. Tutte le aree destinate agli spogliatoi del personale, ai servizi di diagnosi e cura, nonché le zone per l’accoglienza dei pazienti, si trovano nel corpo inferiore. Questa parte del complesso risulta nascosta grazie ad un rivestimento verde che, oltre a migliorarne le qualità estetiche, riesce a garantire una perfetta integrazione nel paesaggio. Molto più complessa, invece, l’architettura del corpo sovrastante, che presenta un progressivo sfalsamento dei piani (2,50 m l’uno rispetto all’altro verso sud-est), dando vita ad una cascata di terrazzamenti che, oltre ad aumentare la qualità degli spazi interni destinati alle degenze, attutiscono l’effetto dell’irraggiamento solare tramite la zona d’ombra dovuta all’aggetto dei piani. È qui che troviamo la grande vetrata: una struttura che parla il linguaggio della trasparenza, della luminosità e della leggerezza, apparendo da lontano come una suggestiva vela. Sviluppandosi per l’intera lunghezza dell’edificio, e “aggrappandosi” alla sommità della sua facciata, la vela dà vita, a piano terra, ad un ampio e luminoso atrio su cui si affacciano tutti i servizi e gli spazi di relazione. Spazio per la sosta e il relax, questa hall è quindi una sorta di piazza pubblica, arricchita da un giardino e da specchi d’acqua. Dal punto di vista costruttivo, la copertura vetrata è senza dubbio l’elemento più interessante di tutto il complesso, perché in essa si fondono innovazione dei sistemi costruttivi, soluzioni biocompatibili e attenzione al dettaglio. La struttura principale, completamente in acciaio, è costituita da colonne inclinate e dal profilo ellittico che, lunghe circa 26m, sono state ricavate da tubi con una sezione circolare di 406 mm. Poiché i montanti che sostengono la vela sono orientati verso un unico fuoco, i pannelli vetrati sono geometricamente diversi l’uno dall’altro, ricoprendo una superficie di circa 7.000 mq. Realizzati in vetro speciale, questi pannelli garantiscono alti standard di trasparenza ed illuminazione e sono dimensionati per assorbire il peso della struttura. Il tetto, invece, è costituito da travi posizionate perpendicolarmente alla facciata a una distanza di 1,9 m l’una dall’altra, connesse tra loro da altre travi, parallele alla facciata e poste ad una distanza di 2,7 m. Il risultato estetico di queste soluzioni costruttive è un ambiente estremamente gradevole, in grado di trasmettere sensazioni di relax e comfort visivo, grazie soprattutto alla presenza della luce naturale. Un obiettivo, questo, molto importante per una struttura ospedaliera attenta all’umanizzazione del suo habitat. Da non dimenticare, infine, che queste soluzioni rispondono anche all’esigenza di garantire alti standard dal punto di vista del comfort climatico ed acustico. Secondo i calcoli di progetto, la temperatura dell’aria nella hall sarà intermedia tra quella esterna e quella degli ambienti interni, senza essere innalzata dal surriscaldamento di solito connesso alla presenza di superfici trasparenti; tuttavia, sono soprattutto le facciate “intelligenti” a regolare il comfort interno. Vetrocamera esterna, doppio vetro interno e intercapedine con tenda veneziana motorizzata compongono il sistema delle vetrate. Quando, a causa dell’irraggiamento solare, si accumula calore nell’intercapedine, questo viene rimosso tramite l’emissione dell’aria stessa. D’inverno, invece, il calore viene recuperato dal ricircolo dell’aria. In questo ospedale, quindi, edificio e paesaggio coincidono: il grande prato sale fino a coprire i parcheggi, il sistema tecnologico e la piastra dei servizi, per “arrampicarsi” poi lungo la struttura aggettante dell’edificio, avvolgendolo completamente. Davvero spettacolare la vista del corpo superiore, le cui camere si affacciano, da un lato sull’atrioserra, mentre dall’altro formano un declivio di terrazze verdi. Anche la piastra-basamento partecipa a questa magistrale composizione, non restando mai isolata e mimetizzandosi, anzi, con il paesaggio e con il corpo superiore. La spettacolare struttura in acciaio e il verde dei terrazzamenti fanno da cornice a tutto il complesso, che restituisce un’immagine incredibilmente leggera, nonostante le sue dimensioni.

Cantiere & Disegni: