Ospedale di chirurgia pediatrica di Emergency

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Il programma di Emergency consiste nell’assumere inizialmente ed autonomamente ogni impegno nella conduzione dell’ospedale con l’obiettivo di formare progressivamente il personale medico e paramedico locale affinchè, dopo una decina d’anni, abbiano migliorato le conoscenze mediche acquisendo professionalità per condurre autonomamente il nosocomio. La struttura comprende tre sale operatorie, la terapia intensiva, le degenze, i laboratori di analisi, gli impianti di produzione dei gas medicali e dei disinfettanti, dispone, e pertanto è autonomo, di tutti i servizi ospedalieri che nei nostri Paesi vengono affidati a terzi, infine l’ospitalità per il personale internazionale. Occupa una superficie di 9.000 mq ed è immerso in un grande parco di oltre 120 mila mq che, seguendo la naturale orografia del terreno, degrada verso il lago Vittoria. Questa grande area è stata messa a disposizione dal Governo locale che ha sostenuto parte dei costi di costruzione. Fortemente voluto da Gino Strada, fondatore di Emergency, il Centro di chirurgia pediatrica è il frutto della grande passione e competenza di un cospicuo gruppo di persone che è stato capace di declinare il tema dell’Ospedale con grande pragmatismo tecnico-costruttivo e parsimonia di risorse. La sinergia e la collaborazione tra progettisti, costruttori, tecnici, medici e volontari, sono stati fondamentali per il raggiungimento dell’obbiettivo, al di fuori delle logiche del profitto. Tutti hanno messo a disposizione conoscenze, tecnologie, personale e prodotti necessari, senza sprechi, rispettando i più elevati protocolli di sostenibilità.

Primo elemento vincente far ricorso alla tecnologia costruttiva più antica, semplice ed economica, la cosiddetta terra cruda o “pisé”. La terra degli scavi è stata riutilizzata come materia prima per realizzare i muri portanti con una miscela di terra, sabbia, ghiaia e acqua compattata in casseforme di legno o metalliche, con l’impiego di manodopera locale.
La terra pisè nella sua composizione standard è sensibile al dilavamento delle acque meteoriche ed è poco resistente all’abrasione, condizioni non accettabili; in Uganda giornalmente si registrano temporali assai intensi ed ai bambini piace “grattare” il muro e vedere se si sgretola. Per risolvere questo problema si è dovuto mettere a punto uno speciale additivo per conferire alla terra elevata resistenza meccanica e stabilità al dilavamento. Risultato ottenuto in modo eccellente. In questo progetto i muri in terra cruda, piuttosto massicci, ben si combinano con la leggerezza delle grandi vetrate e con il sistema strutturale in acciaio che sorregge i solai.
Questo è il secondo elemento caratterizzante: la grande copertura in acciaio delle due ali principali dell’ospedale è una struttura sospesa con la funzione di ombreggiare la sottostante copertura degli spazi interni, migliorando le condizioni di comfort degli ambienti sottostanti ed è supporto a circa 3.700 mq di pannelli fotovoltaici capaci di coprire buona parte delle necessità elettriche.
L’applicazione di una grande quantità di pannelli fotovoltaici persegue l’obiettivo di sostenibilità andando ad attingere energia da fonti rinnovabili laddove il cielo è raramente nuvoloso e l’insolazione solare è quasi costante per tutto l’anno.

È normale che quando si avvia un progetto si ipotizzino diverse soluzioni costruttive: essendo ad Entebbe, nel mezzo di una fitta foresta equatoriale, si sarebbe potuto pensare di realizzare questo edificio, dopo aver scelto la terra cruda, anche con strutture in legno, però l’ipotesi fu presto abbandonata sia perché le essenze locali non possono essere usate per comporre legno lamellare e soprattutto perché l’aggressione batterica e dei parassiti, non benefica per un ospedale, ne avrebbe limitato la durabilità. Il passaggio successivo, valutato positivamente da Renzo Piano, fu di impiegare strutture in acciaio, facili da produrre, da trasportare e da assemblare, idoneamente trattate, sono garantite per durare a lungo senza ricorrere ad onerosi e non facili interventi di manutenzione. Va dato merito agli associati produttori e trasformatori di strutture in acciaio di Fondazione Promozione Acciaio il ruolo importante nell’aiuto prestato a realizzare quest’opera.

La struttura che sostiene i solai è costituita da una serie di telai centrali a doppia altezza, coppie di colonne ancorate alla platea di fondazione, da una trave inferiore e da una trave superiore.
I telai sostengono le travi orizzontali del solaio intermedio e quelle inclinate del solaio di copertura che si agganciano alla muratura contro un cordolo in calcestruzzo armato inserito nel pisé.
I telai sono anche supporto al sistema di ombreggiamento sorretto da quattro colonne a sezione circolare collegate trasversalmente da coppie di tubi leggermente inclinati in modo da convogliare la pioggia alle grondaie. Su questi tubi si fissano le strutture secondarie che sostengono il sistema dei pannelli fotovoltaici.

Tutte le strutture in acciaio sono state accuratamente trattate per garantirne la durabilità applicando, prima della spedizione sabbiatura Sa 2.5 SS, primer zincante inorganico 60 micron, una mano di vernice epossidica 50 micron, una mano di vernice poliuretanica 60 micron. In fase di montaggio, in cantiere, ritocchi e una mano di vernice poliuretanica 50 micron.

Gli impianti tecnologici sono l’esito di un lungo ed attento percorso di ricerca sperimentale e innovativa che ha portato ad ottenere le prestazioni ottimali con il minimo consumo, sfruttando al meglio le condizioni climatiche del luogo e con grande ricorso all’illuminazione naturale. Quando presentammo alle autorità sanitarie locali le condizioni di benessere riservate ai pazienti ed al personale suscitammo la loro sorpresa, appresero che l’atmosfera interna era termocontrollata con climatizzazione adeguata a livelli mai applicati nei loro nosocomi.

All’interno di questo percorso hanno avuto un ruolo importante anche le numerose donazioni di materiali e componenti per la costruzione del centro, orientando le scelte di progetto, come nel caso della carpenteria metallica, omaggiate dalle ditte produttrici di profili e di trasformazione. Il risultato è un ospedale “scandalosamente bello”, come ha più volte affermato Gino Strada, asserzione presto accettata e condivisa da Renzo Piano. Il complesso di chirurgia pediatrica è stato realizzato grazie alle esperienze già vissute del Dipartimento Tecnico di Emergency che ha coordinato passo passo tutta l’esecuzione dell’opera e conosce perfettamente quanto sia importante costruire bene ciò che poi deve essere utilizzato e gestito da Emergency.


“Tra poche settimane il nuovo ospedale pediatrico in Uganda verrà aperto ai bambini. Sarà la loro presenza che renderà finalmente vivo e abitato il nostro edificio. In quel giorno, credo, tutti coloro che hanno partecipato, con generosità e passione, a questa avventura “corale” potranno finalmente dire a se stessi di avere fatto una cosa davvero straordinaria.
Ho avuto il privilegio, come partner in charge del Renzo Piano Building Workshop, di seguire la nascita e lo sviluppo prima del progetto e poi della sua realizzazione; e di questo tempo di lavoro comune e di ricerca paziente conservo il fortissimo senso di “complicità etica” che ci ha unito -committenti, progettisti, tecnici, medici, imprenditori…- nel ricercare sempre le soluzioni migliori ai problemi che via via si incontravano; per questo, oltre la realtà fisica dell’edificio realizzato, penso sia proprio la dimensione “corale” del suo farsi il lascito più bello di questo lavoro. L’aspetto più caratterizzante del progetto, l’uso della terra di scavo per realizzare i muri portanti con la tecnica del pisè, è nato osservando la natura del luogo prescelto per la costruzione: un dolce pianoro argilloso degradante verso il lago: non bisognava cercare troppo distante, avevamo il materiale da costruzione proprio sotto i piedi. I muri spessi 60 cm hanno poi una grande inerzia termica: proteggono dal calore di giorno e lo cedono gradualmente di notte; questo fenomeno fisico era già parte della nostra esperienza, mentre la bellezza del colore e della tessitura della terra uscita dal cassero è stata una scoperta emozionante.
La massività, la “gravitas” dei setti portanti longitudinali che si ergono solidamente dal piano di campagna e quasi ne sono la continuazione in alzato si contrappone alla leggerezza luminosa e snella del canopy fotovoltaico e ombreggiante. L’avere potuto utilizzare semplici profili di acciaio – tubolari tondi formano colonne, travi binate ed arcarecci – ne è stata la chiave espressiva e realizzativa. L’averlo reso possibile coordinando tutte le fasi della progettazione di officina, produzione, lavorazione e montaggio è un grande merito della Fondazione Promozione Acciaio e dei suoi membri che vi hanno preso parte.
A tutti loro il nostro sincero grazie.”

Arch. Giorgio Grandi – Renzo Piano Building Workshop

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