New York Times Building
Il nuovo New York Times Building, che sorge in un lotto compreso tra l’ottava avenue, la 40ma e la 41ma strada, è la nuova sede del quotidiano newyorkese. Questo edificio di 52 piani è sicuramente il primo che ha osato sfidare l’”architettura della sicurezza”, naturale effetto delle paure e delle angosce innescate dal contrasto al terrorismo e impostazione adottata per la ricostruzione di Ground Zero.
Credit:
- PROGETTISTA ARCHITETTONICO: PROGETTISTA STRUTTURALE
- PROGETTISTA STRUTTURALE: Ove Arup & Partners, Thornton Tomasetti
- IMPRESA: AMEC (construction manager)
- IMMAGINI: David Sundeberg / ESTO / NY Times; Nic Lehoux / NY Times
Contestualmente agli eventi che ebbero grandi conseguenze a livello mondiale, in un momento in cui si poteva rimettere in discussione l’intero progetto, architetto e committente concordarono nel perseguire quella che è la chiave poetica ed espressiva dell’edifico: la trasparenza anche in termini di sicurezza è più affidabile dell’opacità. Come per la maggior parte degli edifici multipiano negli USA, l’acciaio è il materiale principe impiegato per la realizzazione della struttura. Anche grazie a questa tecnologia, il team di progettazione ha saputo conciliare le soluzioni tecniche con le esigenze estetiche volte ad ottenere un costante dialogo tra l’edificio e la città: da una parte i giornali che raccolgono metaforicamente le loro informazioni dalla strada, dall’altra un contesto fotosensibile che cambia il colore in ogni momento della giornata. Le facciate sono gli elementi che permettono questa comunicazione, dall’esterno si coglie tutto quello che avviene all’interno e viceversa. Il nuovo complesso, costituito dalla torre principale e da un corpo più basso ed allungato, è caratterizzato da un attacco a terra dalla soluzione inusuale: al contrario di molti grattacieli newyorkesi, che prendono possesso in modo aggressivo del territorio, il progettista ha voluto garantire molteplici trasparenze visive che attraversano l’isolato. Le due strade che delimitano il lotto sono infatti collegate dall’atrio che oltre a distribuire alcuni spazi pubblici, accoglie un giardino con sei betulle alte 16 metri. Ai diversi piani, le postazioni di lavoro sono collocate lungo le pareti vetrate, mentre gli uffici si insediano nelle zone più interne. Anche le scale sono state posizionate a ridosso delle facciate e dall’esterno si percepiscono i movimenti delle persone che per gli spostamenti brevi non utilizzano più gli ascensori. Al trentesimo piano del grattacielo, esattamente a metà della costruzione è stata ricavata la “piazza”, uno spazio luminoso su due livelli in cui le persone si incontrano, discutono e godono del panorama sulla città. Prima della fase esecutiva, la committenza ha sottoposto il progetto a Berkeley Lab’s Enviromental Energy Technologies Division, finanziando una ricerca i cui obiettivi erano quelli di individuare le strategie per ridurre il fabbisogno energetico e di definire i livelli di comfort illuminotecnico. La concezione strutturale dell’edificio rispecchia la semplicità dell’impianto distributivo. Le colonne principali fuoriescono dal terreno ed in alcuni casi si sviluppano esternamente all’involucro, sono rade e costituite da profili in acciaio a giunti flangiati. Gli elementi metallici sono ricoperti semplicemente da una vernice ignifuga e la carpenteria, mostrandosi nella sua essenzialità, acquista un ruolo fondamentale nel disegno dei prospetti. La struttura è poi esaltata dagli elementi di controvento che si osservano dalla 40ma e dalla 41ma strada. Proprio su questi fronti i prospetti subiscono quattro arretramenti in ragione della pianta cruciforme e nelle parti più interne sono inseriti i tiranti diagonali i quali, accoppiati su due differenti piani, sono ancorati alle colonne mediante fusioni speciali successivamente saldate ai profili. La facciata è costituita da moduli vetrati composti da due lastre selettive trasparenti accoppiate per ridurre l’assorbimento e la dispersione di calore. Una struttura metallica secondaria vincolata alla principale sostiene a circa 50 cm dai vetri la fitta serie di tubi ceramici che, leggermente staccati gli uni dagli altri, contribuiscono ad alleggerire i prospetti. Questa seconda pelle, investita dalla luce solare, cambia cromatismo mantenendo quasi la stessa tonalità della struttura metallica. Per migliorare il comfort illuminotecnico degli ambienti di lavoro interni, in corrispondenza di ogni piano sono stati eliminati un certo numero di elementi disegnando delle lunghe e sottili finestre. Perseguendo la ricerca di leggerezza e trasparenza, il coronamento dell’edificio è costituito da montanti e dal rivestimento ceramico che, assottigliandosi verso l’alto, permette alla torre di scomparire nei colori del cielo.