Museo del Giocattolo
Il Comune di Cormano e la Fondazione Paolo Franzini Tibaldeo – che nel 1989 ha costituito un museo dei bambini a Milano – hanno firmato nel 2008 un accordo per realizzare una più ampia sede del museo sull’area dell’ex cotonificio di Cormano, prevedendo il recupero dell’edificio dei primi del ‘900 ed il suo ampliamento.
La realizzazione è stata affidata allo studio genovese 5+1 Architetti Associati, chiamati a svolgere un’esperienza progettuale che si è rivelata anche un interessante percorso di riflessione sul tempo; il museo contiene infatti un’importante rassegna di antichi balocchi costruiti tra il 1700 e il 1960, allestiti attraverso percorsi storici e laboratori che aiutano il bambino a sviluppare la sensorialità ed il movimento attraverso il giocattolo.
Credit:
- COMMITTENTE: Comune di Cormano (MI)
- PROGETTO ARCHITETTONICO: 5+1 Agenzia di Architettura Alfonso Femia Gianluca Peluffo srl (capogruppo), Area Progetti srl
- PROGETTO STRUTTURALE: Area Progetti srl, Buonomo Veglia srl
- IMPRESA: Cooperativa Costruzioni Lavoranti Muratori
- IMMAGINI: 5+1AA, Area Progetti, Buonomo Veglia, Davide Dolcini - Fondazione Promozione Acciaio
Il progetto è scandito da due differenti approcci: il primo è il recupero dell’ ex cotonificio, il secondo l’ampliamento per la creazione del nuovo museo con annessi biblioteca e teatro. Il progetto è più facilmente leggibile in sezione che in pianta. La preesistenza è considerata alla stregua di un contenitore da cui i progettisti immaginano di estrarre un cassetto; l’ampliamento è il cassetto dal quale fuoriescono, come cappelli di maghi, i lucernari tronco conici posizionati per catturare la luce: bucature vetrate estroverse in grado di generare uno skyline variamente articolato.
L’attacco tra i due edifici è brutale, l’ampliamento non si pone in continuità filologica con il passato, anzi dichiara il suo essere contemporaneo attraverso un attacco a terra risolto con un piano pilotis in pilastri d’acciaio. Il nuovo fabbricato è articolato su tre piani fuori terra con una superficie complessiva di 2.500 mq; al suo interno una sala teatrale da 286 posti, il museo del giocattolo ed il centro per l’infanzia. Al piano terra, un grande atrio foyer, con annesso servizio di ristorazione leggera, introduce all’ingresso del teatro e al sistema distributivo principale realizzato con una doppia scala in acciaio a rampe incrociate. Il piano ammezzato ospita la biblioteca, al primo piano il museo del giocattolo e i laboratori. Sul lato nord dell’edificio, la scala d’emergenza rivestita in acciaio mandorlato.
Da un punto di vista strutturale, si è provveduto al consolidamento ed alla conservazione dell’edificio storico, limitando al minimo le demolizioni, rispettando la scansione delle aperture esistenti, adeguando le strutture in vista dell’aumento dei carichi statici e della normativa sismica. A ridosso dei maschi murari sono stati gettati dei nuovi setti in c.a. in grado di resistere alle sollecitazioni derivate dalle nuove destinazioni d’uso. Profili in acciaio di tipo alveolare sono stati utilizzati per consolidare la soletta esistente, per sostituire la copertura e costruire un soppalco ex novo. Il solaio presentava una luce di circa 12 m e per permettere l’eliminazione di un ordine di pilastri e ottenere spazi più ampi, sono state accoppiate alle travi in c.a. esistenti delle travi alveolari in acciaio con profilo di partenza HEA 400. Per la copertura sono state invece utilizzate delle alveolari HEA 450, sulle quali sono state appoggiate le lamiere grecate con getto di completamento in calcestruzzo. Per la costruzione del nuovo volume si è usato lo stesso sistema dell’edificio esistente: un telaio realizzato con profili alveolari che appoggia su pilastri tubolari in c.a. di diverse sezioni e diametri.
Emergenza significativa del progetto è la vecchia ciminiera, un segnale totemico alla grande scala. Il linguaggio corretto dei progettisti è un richiamo costante al modernismo ed alle “cattedrali del lavoro”. La rifunzionalizzazione della fabbrica, intesa non più come luogo di lavoro, ma come luogo sociale dove “alle merci si sostituiscono le suggestioni”, ha realmente sottolineato il segno del nostro tempo.