MUDEC – Città delle Culture
Il recupero urbanistico del patrimonio immobiliare dismesso dell’area occupata un tempo dai capannoni dell’Ansaldo, firmato dall’architetto statunitense David Chipperfield, è un ottimo esempio di come si possa limitare il consumo di suolo rifunzionalizzando le aree abbandonate con l’integrazione di nuovi elementi attrattori.
Credit:
- COMMITTENTE: Comune di Milano - Direzione settore Musei
- PROGETTO ARCHITETTONICO: David Chipperfield Architects; Piuarch, F&P Architetti (local architects); Alberto Izzo & Partners (consultants)
- PROGETTO STRUTTURALE: Sajni & Zambetti srl
- PROGETTO IMPIANTI: Manens Intertecnica, Ove Arup & Partners
- COSTRUTTORE METALLICO E FACCIATE: Stahlbau Pichler srl
- IMPRESA: Consorzio Cooperativa Costruzioni - Ansaldo 2011 composta da Cooperativa di Costruzioni Lavoranti e Muratori, Società Cooperativa Muratori Sterratori e Affini
- IMMAGINI: Davide Dolcini, Stahlbau Pichler srl (fotografie di cantiere); Oskar Da Riz (fotografie del finito)
L’intero lotto da tempo abbandonato ad essere solo un esempio di archeologia industriale, rinasce con l’inserimento del centro delle culture extraeuropee: un nuovo volume concepito per essere la vera e propria immagine distintiva dell’intero intervento, un grande corpo vetrato dalla forma ondulata e polilobata. Sarà il cuore pulsante di un anello di edifici industriali riconvertiti, in cui le culture planetarie e quelle locali potranno confrontare le loro differenze e sintonie. Con i suoi 8.600 mq di superficie distribuiti su tre piani, l’edificio è composto da un sistema di parallelepipedi grezzi, simili alle strutture pre-esistenti, che al piano terra ospiteranno gli spazi pubblici oltre a uno spazio per il Forum Città Mondo, depositi e laboratori. In opposizione all’esterno dell’edificio senza aperture, il corpo centrale dall’atrio completamente vetrato e dalla particolare forma organica, è una piazza coperta, attorno alla quale si distribuiscono i corpi squadrati con le sale espositive, interamente rivestiti in zinco-titanio.
Questi corpi spigolosi e rigidi circondano, quasi a proteggerlo, il cuore dell’intervento che pare sbocciare con linee di luce che disegnano la struttura quadrilobata di vetro opalescente. Al pian terreno, che presenta un carattere plastico e scuro, si intuisce la luce della hall rialzata e il sorprendente effetto di respiro della stessa è accentuato anche dalla pavimentazione nei toni del nero, in pietra di basalto etneo. Il cristallo di luce, inaspettatamente flessuoso e dagli ampi respiri è lo snodo dei percorsi che portano all’auditorium e agli spazi per le esposizioni temporanee: l’insolita altezza è illuminata dalla luce zenitale, intercettata da lucernari in copertura e integrata da lampade a regolazione automatica. Sempre da quest’anima centrale sarà possibile recarsi ad altre sale e al sistema di collegamento verticale che conduce il visitatore all’ultimo piano dove si trovano il bar e il ristorante, anch’essi vetrati e quindi pieni di luce. Per realizzare questo alto e luminoso corpo di vetro con superfici paraboliche è stata impiegata una struttura metallica a Diagrid cui si sono fissate le facciate continue interna ed esterna, con il principio della “doppia pelle”. Le colonne principali costituite da profili tubolari circolari 273×16 mm e posizionate ogni 1,7 m sul filo esterno, sono infatti irrigidite da elementi tubolari diagonali e collegate ogni 2,5 m di quota da travi IPE 160 orizzontali che fungono anche da supporto dei grigliati delle passerelle di piano. Disposte radialmente verso l’interno altre travi IPE 160 connesse rigidamente alle colonne e controventate nel piano da tubi 60,3×5 costituiscono il supporto alle staffe di sostegno della facciata continua interna realizzata con intelaiatura perimetrale in alluminio e vetro curvo extrachiaro acidato.
E’ anche da sottolineare come tutti i solai dei corpi squadrati siano realizzati in acciaio, con uno schema a travi principali e secondarie in laminati IPE con lamiera grecata tipo hi-bond e getto integrativo in opera. La soluzione ottenuta è risultata estremamente leggera e compatta, oltre che minimamente impattante sulla logistica e l’organizzazione di un cantiere “delicato”, in quanto inserito appunto in un recupero di edifici esistenti. Solo grazie all’acciaio è stato possibile realizzare questo suggestivo spazio le cui linee e i cui effetti di luce inducono al raccoglimento quasi meditativo.