La Torre dei Piloti nel Porto di Genova
La nuova Torre dei Piloti è un dono alla città di Genova, un’opera trasparente, in continuità visiva città – mare, così come l’ha fortemente voluta e ideata Renzo Piano.
Un’opera che si erge sicura e stabile e che nasce dalla forza del dialogo tra due uomini.
Credit:
- COMMITTENTE: Autorità Portuale di Genova
- PROGETTO ARCHITETTONICO: Piano Building Workshop
- TEAM DI PROGETTO: E.Baglietto, S.Scarabicchi (partners in charge), M.Giannini with E.Donadel, P.Pelanda, S.Russo and P.Carrera, A.Zanguio; G.Semprini (BIM co-ordination); G.Corsaro, B.Pignatti, A.Pizzolato (CGI); M.Abidos, F.Cappellini, D.Lange, F.Terranova (models)
- PROGETTO STRUTTURALE: BUROMILAN
- CONULENTI: Manens-Tifs (impianti), GAE Engineering (sicurezza incendio), Studio E9A (BIM)
- TECHNICAL DESIGN: Techproject con Seteco Ingegneria e Alfonso Femia Design
- GENERAL CONTRACTOR: Cimolai spa
- IMMAGINI: RPBW, BUROMILAN
D: Ing. Milan, può raccontarci come è iniziato il progetto della Torre Piloti nel Porto di Genova?
R: Ferragosto 2013, ero in vacanza in Val Badia, deciso a trascorrere alcuni giorni tranquillo con la mia famiglia. Avevo lasciato da poco la mia precedente società e non poche erano le preoccupazioni per il futuro. Mi chiama l’Arch. Renzo Piano, anche lui era in montagna e mi riporta ad un tristissimo evento: una manovra errata della nave Jolly Nero il 7 maggio alle ore 23.05 entra in collisione abbattendo la torre di controllo del Porto di Genova causando la morte dei nove operatori in servizio quella notte. Una tragedia immane, straziante per le famiglie, un lutto per la città e per la gente di mare.
D: Ci racconta cosa le disse Renzo Piano in quella telefonata?
R: Al telefono mi disse “dobbiamo ricostruire la torre, dobbiamo ritornare il simbolo e la funzione importante del controllo di movimento delle navi nel Porto di Genova”. Luoghi a lui familiari, ci tiene la sua barca. Sempre al telefono cominciò a descrivere come doveva essere la torre: la cabina di controllo a 60 metri di altezza con visibilità a 360 gradi sovrastata da un “cappello” di 1.000 metri quadrati affinché gli operatori non siano mai abbagliati dal sole, il tutto sostenuto su una struttura d’acciaio, inevitabilmente leggera, mi disse “pensa all’albero di una barca a vela che svetta leggerissimo e resiste alla potenza del vento che la spinge.”
D: Il progetto era avviato, quali furono le prime idee che ha condiviso con Piano?
R: Intervenni dicendo che serviva un ascensore, poi divennero due, una scala di accesso e di emergenza, il cappello dovrebbe essere ricoperto da pannelli fotovoltaici, 1.000 mq possono produrre 200 KW/h, poi mi spiegò che a terra dovevano esserci uffici, le funzioni operative e gli alloggi per i Piloti di Porto pronti ad intervenire ad ogni ora del giorno e della notte, 365 giorni all’anno. Entrai a fondo in quella che era la sua idea del progetto, mi disse “quattro “gambe” sottili e stralli che le stabilizzano, la cabina di controllo dovrà essere sospesa quasi nel nulla, come stabilizzarla ci pensi tu.”
A questo punto conoscendolo bene, ho partecipato per molti anni ai suoi progetti, avevo capito che con il suo pennarello verde aveva già disegnato la torre, gli chiesi di fotografare i suoi disegni ed inviarmeli, lo fece e mi impegnai a lavorarci da subito, non c’erano alternative, ne parlammo nel pomeriggio e mi disse “cerca di rifletterci, vedi un po’ come si può fare, che dimensioni sono necessarie, deve essere estremamente leggera.” Gli spiegai che il vento a 70 metri da terra, la quota del “cappello”, è molto più elevato che a livello mare e a Genova arrivano certe folate di maestrale e di libeccio con raffiche di oltre 180 km/h, e lassù aumenta, le pressioni superano i 200 Kg/m2.
D: Le sue vacanze prendevano una svolta inaspettata, come si è organizzato per iniziare a lavorare nonostante le condizioni inusuali?
R: La telefonata si concluse a metà pomeriggio con pensaci un po’, prendi il tuo tempo, ci sentiamo domattina. Me lo aspettavo. Dopo la mia scelta di abbandonare la società che avevo fondato tanti anni prima, volevo star tranquillo almeno per una settimana in montagna, non lo faccio mai, ma quella volta non avevo portato nulla dei miei “strumenti” di lavoro. In Alto Adige chiudono presto i negozi, di corsa andai dal tabaccaio-cartolaio a comprare matite, gomme, squadrette, fogli A3 in carta bianca e quadrettata, la calcolatrice scientifica è un’applicazione del telefono portatile. Per impegno e promessa fatta ai miei familiari non avevo con me nemmeno il computer portatile.
Lavorai tutta notte con gli attrezzi e le risorse che utilizzavo quand’ero studente: matita, carta, squadretta, la calcolatrice, soprattutto dovevo metterci la testa.
D: Quali furono i successivi sviluppi del progetto e quali dettagli emersero?
R: Il mattino dopo cominciai a dargli le prime indicazioni di come poteva essere. Con le prime informazioni proseguì a dettagliare le componenti, su questo l’Arch. Piano è molto esigente; una volta lo sentii stabilire che lo scuretto nelle pareti di cartongesso deve essere di 12 mm, non 15 o 10, 12 millimetri.
Tornato dalle brevi vacanze abbiamo immediatamente avviato le analisi tensionali, deformative, vibrazionali, gli effetti del vento, particolare attenzione alle condizioni di benessere che si devono rispettare per gli utenti della torre che operano a 60 metri da terra, la durabilità di una struttura, tutta di acciaio, esposta all’ambiente aggressivo, le fondazioni.
Immediatamente, gli architetti di RPBW, guidati dall’Arch. Emanuele Baglietto, si misero al lavoro per dare consistenza all’idea già ben definita di Renzo Piano.
D: Ci sono stati momenti di preoccupazione o sfide particolarmente complesse durante la progettazione?
R: Mi preoccupava che potessero insorgere fenomeni di vibrazioni autoeccitate indotte dalle frequenze di distacco dei vortici di Von Karman: è emblematico quanto successe, il 7 novembre 1940, al ponte di Tacoma a Colorado Springs crollato oscillando ripetutamente per oltre un’ora mentre soffiava un vento di 60 km/h. Ma su questo ci aiutò l’analisi CFD (Computational Fluid Dynamics) che ci confermò di non essere nel campo di pericolo.
Inoltre bisogna dire che non fu facile regalare questo progetto all’Autorità Portuale di Genova. E’ sempre stata la volontà di Renzo e di tutta la squadra di progetto. Superato questo scoglio si pensò di installarla nella posizione più idonea e per qualche anno il progetto peregrinò tra i vari moli del Porto di Genova. Si pensò anche di collocarla dove c’era la precedente ma alla fine fu stabilito di localizzarla su un’isola artificiale in prossimità della banchina ovest della Darsena nautica, area fiera, di fronte al padiglione Blu di Fiera di Genova. A luglio 2022 fu dato inizio ai lavori, affidando le opere alla ditta Cimolai; l’ultimazione è prevista nel primo semestre 2025.
D: Come è stata progettata la struttura in acciaio della nuova Torre Piloti?
R: L’affinamento della progettazione ha determinato una struttura a traliccio composta da quattro tubi diametro 323,9 mm lunghi 58 metri disposti ai vertici di una pianta quadrata di lato metri 3,6. I tubi sono stabilizzati sui quattro prospetti con traversi, tubi diametro 168,3 mm, la metà della dimensione dei montanti verticali, dimensione determinata per comodità di connessione, e controventi a croce, sono tondi pieni ad altissima resistenza diametro 45 mm. Già così si possono immaginare le dimensioni assai snelle. Con queste dimensioni la torre avrebbe oscillato paurosamente: abbiamo aggiunto otto stralli esterni M76, una coppia ad ogni gamba, disposti come nella configurazione delle sartie e delle crocette che irrigidiscono l’albero di una barca a vela. Il problema fu risolto.
All’interno del “castelletto” quadrato, due ascensori resistenti alle intemperie (hanno le caratteristiche di quelli che si usano nelle piattaforme petrolifere off-shore) e la scala di sicurezza all’esterno garantiscono l’accesso alla cabina di controllo. Queste quattro “gambe” sostengono la sala di controllo, la “coffa di avvistamento”, dove gli operatori a 60 metri da terra controllano il traffico navale e gli avvicinamenti in porto.
D: Quali sono state le strategie messe in campo per migliorare il comfort degli operatori della Torre?
R: Per non essere abbagliati dal sole l’Arch. Piano decise di mettere un “cappello” di 900 metri quadrati (30 x 30), sulla sala di controllo. Una struttura a sezione lenticolare in carpenteria metallica ricoperta da pannelli fotovoltaici. Per migliorare il confort degli operatori, nella copertura sono stati installate delle masse oscillanti, smorzatori a controllo elettromagnetico su binari, che hanno la funzione di contrastare le oscillazioni di impatto indotte dalle raffiche del vento.
D: Come si è sviluppata la parte finale di cantierizzazione del progetto?
R: Le strutture in carpenteria metallica della nuova Torre Piloti, realizzate negli stabilimenti della Cimolai, sono state assemblate nel cantiere presso Ponte Rubattino nel porto di Genova e da lì trasportate via mare nell’area del Waterfront di Levante. Le operazioni di montaggio sono proseguite con l’assemblaggio, saldando in opera i monconi preconfezionati del traliccio principale e il tensionamento degli stralli, quindi con il posizionamento della cabina di controllo e l’installazione del “cappello” pesante 150 tonnellate. Tutti i componenti sono stati interamente assemblati a terra e sollevati con una potente gru cingolata. Sulla sommità della torre svetta l’antenna che porta l’altezza massima a 95 metri. A completare il progetto, alla base della Torre Piloti, ritroviamo gli edifici di servizio con struttura in acciaio e pannelli metallici, gli uffici, gli spazi tecnici, l’officina e le stanze di riposo dei Piloti di Porto. Ora la Torre vigila attenta i movimenti del porto di Genova.