Casa De Risi
Di rado i progetti di architettura riassumono lo spirito del committente e del progettista insieme; sono più spesso il risultato di un costante dibattito tra le parti che sovente piega l’idea iniziale a discapito della qualità. Fa eccezione la casa di Nicola e Laura De Risi, realizzata a Bellegra dall’architetto Sergio Bianchi, a seguito di un concorso di progettazione bandito dall’In-Arch nel 2000, interessante connubio di integrazione del costruito all’ambiente e di un uso intelligente dei materiali.
Credit:
- PROGETTISTA ARCHITETTONICO: Sergio Bianchi
- PROGETTISTA STRUTTURALE: Antonio Michetti, Francesco Redi
- IMPRESA: Greco Lavorazioni Metalliche
- COSTRUTTORE METALLICO: Greco Lavorazioni Metalliche
La casa si sviluppa su tre livelli indipendenti fuori terra che fanno parte di un unico organismo che asseconda il declivio naturale del terreno. L’impianto si attesta su una casa preesistente i cui materiali costruttivi sono stati parzialmente recuperati in un mix di attenzione per il genius loci e rispetto non ostentato per il contesto. Al livello inferiore si trova una dependance per gli ospiti, al livello mediano l’abitazione dei proprietari, l’ultimo livello ospita uno studiolo con accesso a due ampie terrazze. Ogni piano ha ingressi autonomi. Il programma funzionale prevedeva che lo studio, integrato all’abitazione, non compromettesse la privacy degli abitanti. Questa esigenza è stata risolta attraverso una passerella in acciaio che, partendo da un bosco, arriva al secondo piano della casa. Da un punto di vista costruttivo la struttura si compone di un nocciolo centrale in c.a. con paramento in pietra a faccia vista e interposto strato di materiale isolante. Dal nocciolo centrale si dirama una struttura in acciaio e vetro che corrisponde al corpo del soggiorno. Il prospetto nord è cieco, fatta eccezione per un nastro di finestre atte a garantire la ventilazione trasversale. Il prospetto sud si apre con ampie vetrate verso il panorama. La struttura, in acciaio e conglomerato cementizio armato, presenta fondazioni superficiali a cordolo, spinottate con chiodature alla roccia basaltica affiorante, che assicurano l’assorbimento delle forze orizzontali prodotte da un eventuale sisma. Le chiodature ancorano la struttura alla piattaforma rocciosa rendendo solidale l’intero scheletro al materiale lapideo. La scelta di utilizzare travi d’acciaio è legata alla decisione di minimizzare l’impronta a terra dell’edificio, garantendo di contro ampie estensioni in quota che realizzano la fusione dell’architettura al paesaggio. Un sistema di terrazzamenti e ballatoi pensili aggettanti consente una quasi totale immersività dell’oggetto architettonico nel contesto. Plus dell’intervento la costruzione di un micro ecosistema attraverso l’utilizzo di luce ed acqua: in copertura pannelli fotovoltaici integrati nella struttura forniscono energia elettrica per l’edificio; pannelli solari forniscono acqua calda sanitaria e supportano l’impianto di riscaldamento a gas. Le acque meteoriche vengono riutilizzate per l’irrigazione dei campi, quelle di scarico raccolte, trattate con un sistema di fitodepurazione e nuovamente rimesse in circolo.