Architetture in Acciaio n° 34

La rivista italiana dell’architettura e delle costruzioni in acciaio

Altre Modernità

L’acciaio è moderno. È uno degli elementi di lettura attraverso i quali la nostra idea stessa di modernità viene espressa. Come il linguaggio, l’acciaio è il mezzo dell’espressione architettonica, si trova in forme diverse dovunque ed i problemi di contenuto e significato che l’acciaio propone non sono diversi da quelli del linguaggio. L’acciaio esprime il significato stesso di modernità, per la sua appartenenza alla svolta culturale ed economica della produzione industriale, alla capacità di creazione di serialità, perfezione e controllo. Lo fa a tal punto da aver trasformato ed indirizzato il linguaggio dell’architettura ma anche la percezione che la trasformazione ed una certa idea di modernità fossero il risultato della figuratività stessa dell’acciaio. È il materiale che esprime attraverso la sua propria natura meccanica, geometrica e statica l’opposizione alla gravità delle masse murarie imprecise e solide della storia ed introduce riproducibilità, astrazione, leggerezza e precisione.

L’idea semplificata del Movimento moderno racchiude le realizzazioni in acciaio nell’ambito della riproducibilità e serialità delle facciate e delle strutture che hanno proposto un’immagine omologata degli edifici urbani, ridotta ad una sintassi in apparenza comune. Esistono invece una molteplicità di modelli, che sfuggono all’astrattismo generico della costruzione in acciaio. Alcuni esempi rivelano una sottile declinazione in risposta al contesto nel quale si situano, evidenziando un’aderenza ad un più complesso modello di cultura che include creatività e regola, invenzione e conservazione, discontinuità e continuità come suggerito da Z. Bauman in “Culture as praxis”.

Questo archetipo di complessità corrisponde al carattere urbano della città ed al suo legame con la dimensione fisica dei manufatti che la compongono e l’hanno costruita, attraverso sostituzioni ed aggiunte. Le città prendono forma strato dopo strato, generazione dopo generazione, progetto dopo progetto. È proprio questo accrescimento storico che conferisce alla città il suo valore e significato ed è la direzione verso la quale anche le nuove architetture dovrebbero tendere. Città ed edifici interessanti, come Milano rispetto alla sua relazione con la modernità, sono il risultato di questa accumulazione ininterrotta, dedita all’inclusione di architetture, ambienti o atmosfere urbane pre-esistenti attraverso il riferimento a codici, proporzioni, dettagli, caratteri e forme precedenti. L’idea di pre-esistenze ambientali di E. N. Rogers si riferisce a questo contesto in modo più ampio, critica una posizione che possiamo definire modernista e che considera ogni progetto come unico ed astratto, ignorando la specificità del luogo e altre circostanze culturali correlate e sostiene al contrario la necessità di un’architettura in dialogo con i suoi immediati dintorni, sia in senso fisico, ma anche come parte di un continuum storico.

Una serie di edifici milanesi si situano in questa condizione attraverso una risonanza con i materiali classici ma anche, come nel caso delle nuove architetture in acciaio, con le figure, le qualità, le proporzioni che Milano già conteneva all’interno della propria consistenza fisica. Questa relazione complessa ed ambivalente con la città e una certa idea di modernità si era espressa già negli edifici di L.Sullivan a Chicago, Buffalo e New York che combinavano il pragmatismo e la ripetizione astratta della struttura d’acciaio con una dimensione “artistically considered” dell’espressione delle facciate in ceramica.
Gli esempi milanesi di questa modernità declinano il tema della costruzione in acciaio secondo due principali strade che cercano una risonanza con la storia della città. Da un lato vi sono le facciate come combinazione dell’acciaio con altri materiali più materici come il cemento e il silipol nei tamponamenti della struttura metallica e dall’altro le facciate come elementi metallici con spessori, colori e sintassi diverse da quelle del generico “curtain wall”.

Al primo gruppo, che propone edifici direttamente in tono con la storia della città, sembrano appartenere le facciate del corpo a uffici dell’edificio per le Cartiere Binda di piazza Velasca di Luigi Caccia Dominioni. A questo si aggiunge la sede della Chase Manhattan Bank dei BBPR in Piazza Meda con la sua struttura d’acciaio colorata e spessa, i tamponamenti in pietra. Le case Feal di Zanuso, per un produttore di strutture metalliche, sono invece un caso ulteriore, in cui viene combinata la modularità e razionalità della struttura interna d’acciaio, che definisce il volume stesso, con il rivestimento interamente in cemento delle facciate.

Ad un secondo gruppo appartengono gli edifici di V.Magistretti e di L. Caccia Dominioni in Corso Europa, con il colore nero e con lo spessore non generico e pronunciato degli elementi della composizione tra strutture e montanti, che contrariamente alla piattezza e all’astrazione di un certo modernismo internazionale propongono un rapporto con le ombre e l’alternanza tra parti opache e trasparenti vicino alle pre-esistenze sia nel contesto immediato che su un piano culturale più ampio.

Il progetto di Onsitestudio di Viale Sturzo a Milano, attraverso l’uso della struttura d’acciaio rivestita in cemento ed in metallo, dal punto di vista delle relazioni urbane, vuole inserirsi in termini di continuità con un’idea di modernità complessa ed espressa in altri edifici della città. La forma dell’edificio e la sua sintassi definiscono la dimensione urbana dell’intero isolato facendo riferimento alla città consolidata: la creazione accurata di due angoli, che sottolineano la nuova articolazione dei diversi volumi, individua una nuova relazione con le differenti parti di città verso cui si affacciano.

L’edificio definisce delle qualità specifiche del luogo e della città, esprimendo nella ricerca di risonanza, rispetto ad altre esperienze e la loro materialità, il desiderio di durata come qualità e di poter tessere relazioni con i tempi diversi della costruzione della città, come complessità e stratificazione e non come una ricerca di sostituzione ed invenzione continua.

 

Giancarlo Floridi, Onsitestudio / Dastu Polimi

Angelo Lunati, Onsitestudio