Architetture in Acciaio n° 18

La rivista italiana dell’architettura e delle costruzioni in acciaio

Il Progetto di Ingegneria come dialogo con l'Architettura

Alla gentile richiesta di scrivere un nuovo editoriale per Architetture in Acciaio l’impulso non è stato di raccontare l’importanza per noi del rapporto architettura/struttura nei nostri progetti, del fascino e della ricerca sulla materia dell’acciaio, con le sue trame, i suoi ritmi, le sue sequenze quasi musicali nel comporre e anticipare la costruzione degli spazi, ma di dover questa volta raccontare come il progetto può definirsi tale solo quando il percorso delle competenze è integrato e si definisce nella condivisione di un’unica visione e di un dialogo sincero e generoso nell’atto del progetto.

L’acciaio impone questo. L’acciaio prefigura in maniera estremamente sincera quanto e come il progetto sia stato profondo nel confronto tra struttura e architettura così come il cemento quando questo è sintesi tra spazio e struttura. Noi non siamo soliti celare tutto ciò e la struttura in acciaio deve essere coerente con il disegno degli spazi e dell’architettura anche se poi viene spesso celata. Nell’esperienza per la sede di BNP/BNL a Roma, ad un certo momento la struttura che via via veniva realizzata ci ha confortato del possibile esito finale in quanto anticipava perfettamente compressioni e dilatazioni, stratificazioni e diradamenti, geometrie ritmate e variabili, pronta ad accogliere ciò che l’avrebbe poi fatta divenire volume, architettura, paesaggio, …

Ma affinché quanto descritto non siano solo buone parole da leggere o retorica distante dalla realtà, in questa sede racconteremo brevemente di come da oltre vent’anni abbiamo deciso di “perdere” tempo per un’attività non riconosciuta ma fondamentale, che dipende solo dall’architetto, nel bene e nel male, nel suo ruolo che si muove da un’idea di generosità e di guida attenta e rigorosa per lo sviluppo e la realizzazione del progetto. Un’attività di “engagement” e generosità, quella del dialogo come strumento di progetto. Occorre “coinvolgere” e far comprendere che la società delle “regole” e delle “norme” come siamo ormai diventati, deresponsabilizzando di fatto ognuno, è una via senza visione, coraggio e innovazione, invece quella dei “vincoli”, di ogni natura e importanza, è quella della responsabilità e del pensiero, dell’azione che pone domande e ricerca risposte, e non afferma con arroganza, che sappia parlare i diversi linguaggi del progetto dei diversi attori e che riesca a coinvolgere tutti gli attori del processo nell’atto del progetto, nel suo atto fondativo, sino alla sua realizzazione. E’ la strada dell’appartenenza e dell’integrazione.

Abbiamo sempre avuto la volontà di ricercare dei compagni di viaggio nel percorso del progetto e nell’ingegneria, strutturale e non solo, gli abbiamo chiesto che non espletassero semplicemente un servizio professionale ma si potessero “ingaggiare” nel progetto, al nostro fianco, al fianco del progetto. E’ di questo che parlano la nuova sede di BNP Paribas a Roma, con Mauro Giuliani di Redesco, la Torre Orizzontale e lo IULM di Milano con Stefano Migliaro e Luca Romano di Iquadro ingegneria, il prossimo recupero dell’edificio di Generali di Viale Liberazione a Milano con FOR ingegneria, per citare alcuni progetti recenti.

Ecco, crediamo che occorra dare volto e nome agli ingegneri “progettisti”, che dialogano con l’architetto e per l’architettura, perché sono una componente fondamentale affinché il reale e l’immaginario di un progetto si trasformino in realtà possibile rispondendo ai vincoli. Ecco, vorremmo ringraziare queste persone, vorremmo mettere in evidenza loro, perché ciò che abbiamo fatto insieme si può giudicare da solo e credo/spero sia comprensibile ed evidente questo “tempo” comune. Dedicando questo a tutti gli ingegneri, le aziende, le imprese e i Committenti che amano ancora l’atto del progetto e hanno ancora voglia di “combattere” per esso nonostante tutte le condizioni al contorno, perché è un lavoro nel tempo per il tempo, e al tempo si lascia solo ciò che noi abbiamo generosamente sacrificato, in un viaggio da non fare da soli.

Alfonso Femia, 5+1AA