Architetture in Acciaio n° 30

La rivista italiana dell’architettura e delle costruzioni in acciaio

Come sempre: Soluzioni semplici a problemi complessi

Costruire è da sempre la passione dell’uomo e, una volta realizzati gli edifici, lo spazio non basta mai, bisogna ampliare. Questo è un tema oggi controverso e dibattuto, ma se lo guardiamo dal punto divista del risparmio di suolo può essere associato a un “fare” decisamente positivo. Sopraelevazioni e interrati rappresentano un modo per ampliare senza occupare ulteriori porzioni di terreno.

Nasce da questo presupposto il racconto del Museo di Arte Etrusca a Milano, uno spazio ipogeo dal sapore antico realizzato con tecnologie innovative.
Fondazione Luigi Rovati, dopo aver acquisito lo storico palazzo Bocconi – Rizzoli – Carraro (1871) a Milano, in Corso Venezia, ne prevede la ristrutturazione e l’ampliamento per ricavare gli spazi del “Museo di Arte Etrusca”.

L’intuizione di Mario Cucinella per il Museo ha dimostrato come un volume interrato possa essere pensato in modo armonico e raffinato. La scelta di creare ampi spazi ipogei si è ispirata agli ambienti delle necropoli etrusche, alle tombe a “thòlos” a impianto circolare, coperte con cerchi concentrici di blocchi lapidei sottostanti a tumuli di terra. La geometria dei volumi interrati sotto il palazzo e sotto il giardino è il risultato dell’intersezione di tre calotte sferiche ribassate con grande raggio di curvatura.

Sono ambienti riconducibili agli spazi tombali etruschi che ospiteranno i reperti della futura esposizione.

Il primo problema da affrontare è stato la salvaguardia delle proprietà limitrofe, attuando un’attenta ricognizione della composizione strutturale del palazzo e di quelli confinanti.
È stato predisposto un piano di monitoraggio continuo con l’installazione di strumentazioni sensibilissime per rilevare spostamenti, inclinazioni e vibrazioni a registrazione continua, nulla di indesiderato può essere consentito.
Per perseguire l’obiettivo di mantenere il massimo livello di sicurezza con priorità alla preservazione delle esistenze limitrofe, le iniezioni di miscele cementizie sotto alle fondazioni di tutto il perimetro dell’edificio hanno consentito di migliorare sensibilmente il terreno circostante. Lungo tutto il perimetro interno è stata creata una barriera di micropali, una “berlinese”, atta a prevenire lo scivolamento del terreno da sotto le fondazioni degli edifici confinanti durante le operazioni di scavo.

I micropali sono dei lunghi tubi di acciaio che, uno vicino all’altro, vengono infissi nel terreno e consolidati con miscela cementizia.
Messi in sicurezza i palazzi vicini sono stati avviati gli scavi sotto alle fondazioni esistenti, tenendo l’edifico “sospeso”, senza indurre alcun problema di stabilità.

Altri micropali con tubi d’acciaio sono stati infissi a gruppi di quattro intorno ai pilastri. In attesa che la miscela cementizia raggiungesse la resistenza voluta sono state incollate – proprio incollate – alla base dei pilastri, piastre di acciaio rese opportunamente ruvide.

Alle piastre sono state saldate travi d’acciaio connesse alle estremità dei pali, trasferendo tutto il peso dell’edificio ai pali stessi.
Completate queste operazioni di messa in sicurezza si sono potuti avviare gli scavi e demolire le fondazioni per dar spazio al nuovo piano interrato sottostante a quello esistente. L’edificio si ritrovava
sospeso su sottili puntelli, simili a “gambe di fenicotteri”. Sia i pali di sostegno dei pilastri che quelli della berlinese erano le nuove fondazioni.
Applicando queste attenzioni l’edificio di Fondazione Rovati e quelli circostanti non hanno mai registrato segnali di spostamento rilevanti né lievi danni.

Se si segue il detto che l’appetito vien mangiando, l’arch. Cucinella, dopo aver visto lo spazio del nuovo volume ipogeo, pensò bene di eliminare alcuni pilastri, i più caricati, quelli centrali che sopportano il peso dei sette piani soprastanti. Anche qui l’acciaio è stato fondamentale: importanti travi furono saldate in loco, per le loro dimensioni non era possibile introdurle nel nuovo secondo interrato, agganciate a pilastri rinforzati con profili d’acciaio sostengono i pilastri mancanti.

Ing. Maurizio Milan, Milan Ingegneria