Powerbarn

Del restante territorio, circa 280.000 mq sono stati bonificati e restituiti alla comunità mentre 167.000 mq hanno previsto interventi di riqualificazione. Tra gli interventi di riconversione spicca il polo produttivo il cui masterplan prende spunto da terrapieni o “dune piantumate” e con piste ciclabili. Si è deciso di non intervenire e lasciare il polo industriale “aperto” ai cittadini, con i confini tracciati dalla natura e dalle infrastrutture. L’impianto a biomasse è alimentato con cippato di legna, oltre a residui di sfalcio e pulizia degli argini dei fiumi e da potatura provenienti da una filiera corta in un raggio di 70 km. La produzione annua del polo è stimata in 222 GWh, pari al bisogno di 84.000 famiglie.

Sono due i principali corpi di fabbrica che contraddistinguono la Powerbarn: gli edifici caldaia e camino, dalle imponenti dimensioni. La caldaia è lunga 100 m e raggiunge un’altezza di 30 m mentre il camino svetta per 50 m. Completano il quadro sale macchine, un condensatore, edifici di stoccaggio e uffici. Nella consapevolezza che complessi industriali di ragguardevoli dimensioni restituiscono un’immagine sgradevole il progetto architettonico ha voluto mitigare l’impatto degli edifici attraverso una tecnica di camuffamento militare, nota come “Razzle Dazzle”. Attraverso il montaggio di una facciata con moduli di forma triangolare con un pattern che varia costantemente a ogni faccia, si offrono all’osservatore percezioni diverse in funzione del punto di osservazione e delle condizioni di luce.

La spettacolare facciata è realizzata in carpenteria metallica, così da non gravare eccessivamente sui corpi di fabbrica, soprattutto nel rispetto del disegno architettonico. Sulle strutture della caldaia, in carpenteria pesante con rivestimenti in pannelli sandwich (8.500 mq di pareti e 2.100 mq di copertura) e lamiere forate (4.900 mq), si installano mediante piastre di giunzione delle braccia in HEA 240. Sulle braccia si intersecano internamente una trave HEA 160 ed esternamente profili IPE 240, creando una sorta di reticolare con traversi in angolari di dimensioni e spessori variabili. Sulla trave esterna sono poste delle mensole in acciaio su cui posano le 7.600 doghe in legno che costituiscono il rivestimento di facciata. La non linearità delle forme ha fatto sì che ogni modulo di facciata fosse diverso dall’altro, richiedendo un’accurata ingegnerizzazione in officina del costruttore metallico. Sono in totale 540 le tonnellate di carpenteria metallica impiegate per le sole facciate, in qualità S355J0. Oltre all’aspetto sfaccettato dell’edificio caldaia, anche il camino offre una visione mutevole, con un rivestimento in pannelli grigi di forma triangolare e dimensioni variabili.

Il progetto si è aggiudicato il secondo posto nella prima edizione del Premio Rigenera (2020)

Cantiere & Disegni: